Pres. Marta CARTABIA
                                                                                Ministra  della  Giustizia   -  R O M A


Preg.ma  Ministra Cartabia,
dal mese aprile del 2015 le REMS hanno sostituita la funzione che prima era assegnata alle Case Cura e Custodia ed agli OPG, dimostrando però tutta la difficoltà che era prevedibile ipotizzare circa l’insufficienza dei posti di capienza realizzati rispetto ai reali casi da trattare.
Questo ha comportato anche un ingente investimento economico di spesa pubblica che vede l’Amministrazione Penitenziaria dover realizzare idonei spazi detentivi all’interno degli Istituti di pena, destinati a detenuti con problemi psichiatrici. Tutto ciò è inoltre contradditorio riguardo alla finalità della riforma che determinava il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, definendo incompatibile la cura e l’assistenza delle persone detenute affette da gravi problemi psichici con la loro permanenza in ambiente prettamente penitenziario.
Quanto affermiamo è purtroppo provato anche dall’elevato numero di aggressioni che costantemente denunciamo accadere - su tutto il territorio nazionale – in danno del Personale di Polizia Penitenziaria.
A tutto ciò fino a qui descritto si aggiunge un ulteriore problema; la normativa vigente prevedeva ed ancora prevede  ( la riforma ha soppresso gli OPG  ma non ha modificato le previsioni del Codice Penale ) che l’esecuzione di misure di sicurezza detentiva (art. 215 del C.P. e art. 62 dell’Ordinamento Penitenziario) si eseguono anche nelle Case di Lavoro. Rispetto a questo ed alla grave insufficienza di posti nelle REMS accade sempre più frequentemente che la magistratura sia “costretta”, evidentemente dalla concomitanza di più circostanze, ad assegnare persone con gravi problemi psichici nelle Case Lavoro, determinando enormi difficoltà gestionali di tale popolazione condannata ed anche di sicurezza delle Strutture stesse. L’esecuzione delle misure in C.L. (art. 216 del codice penale) prevede appunto il lavoro come strumento di rieducazione e reinserimento sociale del reo; ma la diffusa precaria condizione di salute  di taluni soggetti, assegnati alle Case Lavoro, rende impossibile praticare detta previsione anche per le dichiarate inidoneità al lavoro da parte della Sanità competente nei territori interessati.  
Segnaliamo – ad esempio – il caso della C.L. di Vasto, che vede ormai la Struttura occuparsi solo esclusivamente di contenimento detentivo i propri spazi, potendo assegnare al lavoro solo una marginale percentuale di persone assegnategli per l’esecuzione di misura di sicurezza.
Confidando in un Suo interessamento urgente alla questione rimaniamo disponibili per ogni possibile approfondimento delle questioni che la S.V. ritenesse dover effettuare.   
In attesa di un Suo eventuale cortese riscontro si porgono cordiali saluti.

    Il Segretario Generale
    (Massimo VESPIA)