Preg.ma Ministra della Giustizia, sono trascorsi i primi 5 giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo di possesso della certificazione covid per l’accesso ai luoghi di lavoro e lo svolgimento delle prestazioni di servizio - e tolti alcuni isolati casi - la maggioranza assoluta dei Poliziotti Penitenziari si è presentata munita di Green Pass regolarmente in servizio.
Considerando che, dai dati forniti dal DAP, parrebbero mancare ancora migliaia di Colleghi e Colleghe tra quelli che non hanno ancora proceduto alla vaccinazione, i marginali disservizi emersi dimostrano che questi Poliziotti Penitenziari – pur caricandosi gli oneri economici per sottoporsi al test con tamponi – onorano e rispettano il dettato normativo di cui in oggetto.
Diviene però utile, soprattutto tenendo conto delle notizie e fonti giornalistiche, valutare l’alta probabilità che il sistema di gestione per effettuare, gestire e processare i tamponi non sia in grado di reggere l’elevata richiesta che scaturisce nel Paese da parte dei Cittadini, che devono con tale strumento ottenere i green pass temporanei.
Segnaliamo pertanto alla Sua attenzione il problema perché queste Lavoratrici e Lavoratori che rappresentiamo, pur sobbarcandosi l’onere di spesa per i necessari controlli sanitari, utili per prestare regolarmente servizio, rischiano tagli economici alla retribuzione dovuti non ad una volontà di non rispettare il dettato normativo ma per la oggettiva difficoltà del sistema sanitario ad organizzare quei servizi di test tamponi.
A questo si aggiunge il rischio concreto che, non potendo pertanto quel Personale venire al lavoro, le gravi ed endemiche carenze degli organici del Corpo possono provocare gravi disservizi nella gestione dell’ordine e sicurezza negli Istituti penitenziari, così come il regolare svolgimento del complesso compito delle traduzioni e piantonamenti dei detenuti presso le sedi processuali e verso i luoghi di cura esterni alle carceri.
Per quanto detto la FNS CISL chiede alla S.V. di valutare un opportuno intervento in sede governativa che, in una eventuale revisione delle stringenti regole introdotte dall’attuale testo normativo, consenta un adattamento del decreto - in corso di conversione – al fine di garantire la piena efficienza ed efficacia di servizi attinenti alla Sicurezza, servizi che inseriscono anche la Polizia penitenziaria, proprio riguardo alla sua appartenenza, nel Comparto che si occupa di assicurare servizi di primario interesse per i cittadini, per le Istituzioni.
Non meno importante appare l’idea che il Governo decida di approntare una filiera di lavorazione dei tamponi presso gli Uffici Sanitari Provinciali delle rispettive amministrazioni del Comparto Sicurezza, presenti in tutte le province ed individuando una previsione per il contenimento dell’impegno di spesa che oggi grava sul Personale rappresentato. Così come serve valutare che, ove il dipendente abbia a segnalare e comprovare l’impossibilità di reperire prenotazioni utili presso strutture autorizzate al prelievo, non si applichi la rigorosa misura della decurtazione della retribuzione, visto che saremmo di fronte non ad una volontà del dipendente di non rispettare l’obbligo ma di un oggettivo impedimento. Tutto questo serve valutarlo tenendo altresì conto che - anche coloro che si sono vaccinati - dovrebbero farsi purtroppo carico del peso di sostituire chi non potrà essere presente al lavoro, producendo anche l’effetto di minare la funzionalità, l’efficienza e l’efficacia dei servizi, spesso irrinunciabili per assicurare l’importante ed esclusiva funzione di sicurezza garantita al Paese dal sistema penitenziario.
Confidiamo nella Sua sensibilità per quanto necessario fare per le Donne e gli Uomini della Polizia penitenziaria.
Cordiali saluti.
Il Segretario Generale
(Massimo VESPIA)