Fin dal giorno del suo insediamento chiediamo a Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, di aprire il confronto sui gravissimi problemi del Settore Penitenziario, anche al fine di poter avviare un dialogo che non può mancare tra chi è chiamato a governare la Giustizia  e le Rappresentanze Sindacali del Personale, quel Personale  che è  elemento essenziale in un progetto di riorganizzazione e di rilancio per il Paese. Nessuna risposta arriva da via Arenula, fino ad oggi solo discorsi accademici ed interventi di equilibrio negli assetti di potere di un così importante dicastero. Se poi anche nei "discorsi accademici" si usano termini lessicali impropri, inadeguati e vetusti, diventa difficile per il Personale che rappresentiamo anche solo percepire che ci sia rispetto ed attenzione. Nell'intervenire lo scorso 19 gennaio alla Camera dei Deputati il Ministro Nordio ha inteso ribadire che stia prospettando un eventuale ritorno alla medicina penitenziaria, dismessa da precedenti Governi che passarono le competenze dell'assistenza alla salute in carcere al SSN, per assicurare a quella che definiscono lessicalmente "utenza", o al massimo detenuti  - " ma mai carcerati" - un diritto costituzionale. Però a tanta attenzione su come definire la popolazione reclusa nei penitenziari  non segue la stessa attenzione per il come definire il Personale del Corpo di Polizia penitenziaria che il loro Ministro non esita a chiamare, in un contesto istituzionale come il Parlamento, "guardie carcerarie".  E allora al Ministro Carlo Nordio, che spesso offre una serie di vocaboli lessicali di un certo spessore culturale ci sentiamo di chiedere un pò di attenzione, che uomini e donne dei "baschi azzurri" meritano dal loro Ministro.                                                                                                Il Segretario Generale                     (Massimo VESPIA)