On. Andrea Delmastro Delle Vedove
Sottosegretario di Stato alla Giustizia
R O M A
Preg.mo Sottosegretario,
nel ringraziare per questa Sua convocazione siamo qui a sintetizzare quanto verbalmente esposto nella riunione odierna presso il Ministero della Giustizia in Roma.
Nell’ambito dei diversi ambiti lavorativi delle Donne e degli Uomini che rappresentiamo, per la nostra competenza rappresentativa che spazia negli ambiti contrattuali afferenti ai Comparti Sicurezza e Difesa del Personale non dirigente, del Comparto dell’Area Negoziale della Dirigenza delle Forze di Polizia, del Comparto della Dirigenza Penitenziaria, vogliamo rappresentarLe alcune priorità, che questa Segreteria Nazionale da tempo sostiene ad ogni livello.
Al tempo attuale il sistema penitenziario sconta problemi strutturali che derivano da una disattenzione politica che arriva da molto lontano e che, nonostante alcuni interventi registrati nei recenti anni passati, non dimostrano aver avuto la capacità risolutiva da come era ormai precipitata la condizione di lavoro e di operatività che serve.
L’elenco che segue non ha nessuna pretesa nell’ordine di priorità, su questioni per le quali Tutti i nostri Colleghi e Colleghe attendono però esclusivamente soluzioni:
- la carenza delle dotazioni organiche, sulla quale il Governo dovrebbe intervenire, riguarda ad esempio il completamento al 100% della dotazione prevista dal Decreto Ministeriale, pur datato del 2017 ed ipotizzato ai tempi dei tagli di spesa (Legge Madia). Queste previsioni non sono state mai oggetto di una adeguata rivalutazione, seppur l’ampliamento dei compiti istituzionali al Corpo di Polizia Penitenziaria intervenuti nel tempo determinano un fabbisogno sicuramente maggiore. Ma già completare quelle inadeguate previsioni porterebbe ad assumere non meno di 4000 unità, pur non aumentando la previsione decretata e quindi di spesa pubblica, unità che potrebbero essere in tal modo rapidamente reperite anche tramite lo strumento dello scorrimento delle graduatorie degli Idonei degli ultimi Concorsi;
- le aggressioni al Personale sono il tema più sentito e sul quale giace da tempo immemore una nuova disposizione nelle stanze di via Arenula, mentre Uomini e Donne della Polizia Penitenziaria continuano a subire lesioni e violenze quotidianamente;
- la revisione del modello custodiale, superando la fallita sperimentazione delle "celle aperte";
- gli equipaggiamenti (soprattutto le uniformi) un problema non più rinviabile;
- la modifica del decreto legislativo n.449 del 1992, relativo al sistema delle sanzioni disciplinari per il Personale. Quell’impianto normativo è inadeguato ed ha mostrato chiari limiti applicativi, fosse solo anche perché il D.L.vo 449/92 non tiene conto delle trasformazioni intervenute nella composizione dell’ordinamento e delle carriere del Personale, negli ormai oltre 30 anni dalla sua emanazione;
- l’adeguamento delle dotazioni organiche previste per i nuovi compiti della polizia penitenziaria (con la modifica dei compiti istituzionali sanciti all’art. 5 della Legge 395/1990 è stato previsto che al Corpo sono affidati i Nuclei presso gli UEPE e la Collaborazione nelle Procure Generali e nei Tribunali di Sorveglianza) e tutto senza rivalutazione del numero di personale necessario ad assicurare l’assolvimento di detti servizi;
- altrettanto occorre fare nell’ambito del DGMC dove è urgente un aumento della dotazione organica del Personale che opera negli UEPE. Presso questi Uffici ai quali viene affidata la gestione delle misure alternative alla detenzione in carcere, operano solo 314 unità di Polizia Penitenziaria perché questi già operavano prima della riforma ma per compiti assolutamente diversi. Aver quindi decretata una dotazione organica sulla “fotografia dell’esistente” e non degli obiettivi, che serve anche legare sul come assicurare i diritti contrattuali di colleghe e colleghi, rischia di poter determinare il fallimento del progetto se non adeguiamo il numero di poliziotti penitenziari che devono assicurare le attività proprie dell’esecuzione penale esterna, nata giova ricordarlo, per evitare il continuo ricorso a misure di “svuotacarceri” impedendo il sovraffollamento intramoenia;
- Tasto dolente nella sicurezza interna ai penitenziari si lega anche alla mancata realizzazione – in numero adeguato – della REMS che il Legislatore aveva alternativamente previsto alla soppressione degli OO.PP.GG.. Assistiamo quotidianamente al fenomeno gravissimo e pericoloso della gestione da parte dei colleghi della Polizia Penitenziaria di detenuti affetti da gravi turbe e nevrosi psichiche, che permangono presso strutture penitenziarie a causa dell’esiguo numero di posti presso le REMS. Urge pertanto determinare protocolli d’intesa con le Regioni, considerata la loro titolarità in ordine agli interventi di natura sanitaria, al fine di gestire questa tipologia di detenuti. Detta questione si lega anche ad una eventuale revisione delle scelte che furono adottate con la soppressione della Medicina Penitenziaria, che passando la competenza nell’assistenza sanitaria della popolazione detenuta al SSN ha mostrato palesi limiti organizzativi e di continuità del servizio, aggravando costi ed impiego di uomini e mezzi ricorrendo molto di più ad attività di cura esterne ai penitenziari;
- Ci sono due ambiti contrattuali di Categorie importanti nel settore Penitenziario che vedono il Personale operare senza un Contratto Nazionale. Ci riferiamo al Comparto della Dirigenza Penitenziaria che dopo 16 anni dalla propria istituzione vede regolati gli istituti contrattuali in virtù di norme relative al Comparto Sicurezza e Difesa. Stessa cosa vale per l’Area Negoziale della Dirigenza del Corpo di polizia Penitenziaria che dopo il Riordino delle Carriere nel 2017 ha visto la legge dotarla di propria autonomia contrattuale ma senza che i governi alternatisi nel tempo abbiano stanziate le risorse necessarie alla stipula del 1° Contratto della Dirigenza delle Forze di Polizia;
- Specificatamente al Personale dell’Area negoziale della Dirigenza del Corpo di Polizia penitenziaria, nei giorni scorsi, si è sviluppato il confronto con i due Dipartimenti per l’emanazione di uno specifico P.C.D. capace di definire i criteri per gli Incarichi ai Dirigenti, che per noi rimane strategico per assicurare che ogni Reparto del Corpo, partendo da quelli negli Istituti penitenziari, veda presente e non assegnato “sulla carta” un Dirigente del Corpo, perché quanto accade fino ad oggi non è più per la FNS CISL tollerabile. Certo che questo deve determinare una accelerazione sulla revisione dei “Posti di Funzione” e sul più complessivo Regolamento di funzionamento del Ministero della Giustizia, affinché la Riforma tanto attesa dagli Appartenenti alla Polizia penitenziaria non rimanga un provvedimento capace solo di assegnare adeguamenti economici ai Dirigenti senza un adeguato, dignitoso, valoriale percorso professionale e di affermazione di Vertici degni di essere definiti tali considerato il prestigio di questo Corpo di Polizia.
– Ultima questione, non perché meno importante, la ripartizione dei fondi dal Comparto Sicurezza, ai fini della contrattazione di secondo livello per i FESI dei singoli Corpi, che deve avvenire sulla base delle dotazioni organiche degli stessi e non sulla massa salariale, criterio usato fino ad oggi e che penalizza gravemente la Polizia Penitenziaria rispetto alle altre Forze di Polizia.
Su tutto questo la FNS CISL attende da Lei On.le Sottosegretario impegno, concretezza, risultati.
Le Donne e gli Uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria auspicano che si possa voltare pagina e che la Sua competenza faccia finalmente la differenza con il passato.
Cordiali saluti.
Il Segretario Generale
(Massimo VESPIA)